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Day is done
Gone the sun
From the lakes
From the hills
From the sky
All is well
Safety rest
God is nigh

Fading light
Dims the sight
And a star
Gems the sky
Gleaming bright
From afar
Drawing nigh
Falls the night

Thanks and praise
From our days
Neath the sun
Neath the stars
Neath the sky
As we go
This we know
God is nigh
Le jour est fini et le soleil, qui venait des lacs, des collines et du ciel, a disparu.
Tout va bien, reposez vous, Dieu est là.
Le soir assombrit notre vue.
Une étoile brille au ciel, étincelante ; elle vient de loin et s’avance, vers notre nuit qui tombe.
Avec gratitude et sollicitude, nous lançons vers le soleil, le ciel et les étoiles, notre cri.Dieu veille, nous le savons.

La sonnerie aux morts. Westpoint. adap: eg.

Un nègre, C koi?

Peut-être quelqu’un qui écrit pour un autre? Quel courage il a, en plus de son fardeau de supporter celui d’autrui; non ça n’existe plus, cet’ chose-là… Chacun écrit pour sa pomme! Libre aux naïfs ou aux mal-pensants ou mal-disants, appelez-les comme vous voulez,  de colporter cette idée. Pssst… Si vous en connaissez, dites-leur qu’ils se trompent…et que c’est vile mesquinerie de le penser. Mais avant, relisez l’histoire de cette jeune-fille, racontée par un homme qui n’est assurément pas des trois espèces citées ci-dessus; les nègres, les naïfs, les mal-pensants, j’entends!
Les pisse-vinaigre sont partout ; à copier plusieurs fois pour vous en souvenir…Quant au  texte d’Andrea Borsotti, il élève le débat, assurément!

Era quasi mezzogiorno quella mattina ,insolitamente tiepida, del novembre ’44.
In Borgunto c’era il solito viavai del sabato fra i clienti che aspettavano sull’uscio che Beppe Tozzi finisse una sfumatura alta e le massaie che , con la sporta piena davanti a Baffino, cercavano una valida ragione per staccarsi dolorosamente dalle chiacchiere con le amiche e rifugiarsi in cucina per preparare il desinare.
Io ero davanti al banco della Noemi intenta a scegliere delle mele non troppo ammaccate e senza baco. Fra il rumore delle ruote del barroccio del Meini e il brusio cinguettante che rimbombava fra le case non mi ero accorta del gruppo di soldati alleati che stava attraversando lo stretto.
Una mela scivolo’ dal banco , mi cadde fra i piedi e comincio’ a rotolare lentamente in mezzo ai lastroni di pietra che , a quel tempo , rivestivano la via. Mi abbassai per riprenderla e avanzai la mano verso quel frutto bizzoso quando un’altra mano l’acchiappo’ prima di me.
Rimasi sorpresa ed anche un po’ impaurita perché quella mano era dello stesso colore di quella cioccolata che avevamo assaggiato ,per la prima volta nella nostra vita, alcune settimane prima.
Ed era anche la prima volta che vedevo un « Negro » così da vicino. Rimasi stupita dal fatto che aveva le unghie chiare ; ed anche il palmo , che apri’ verso di me per rendermi la mela, era chiaro come il mio . Ci rialzammo insieme e mentre sentivo il rossore della timidezza invadermi il viso,
non potei impedirmi di guardare la lucentezza dei suoi occhi marroni, il candore dei suoi denti e il
tenue rosa delle sue labbra. Aveva il berretto infilato nello spallino del giubbotto e i suoi riccioli fitti e corti brillavano al solicino di mezzogiorno. E noi che passavamo giornate intere con il ferro caldo a bruciarci la testa per avere la stessa cosa senza mai riuscirci ??!! Come avrei voluto essere Negra !
Lo ringraziai con un filo di voce per non farmi notare troppo dalla gente intorno
perché mi vergognavo un po’.
Eravamo di nuovo liberi fisicamente ma le nostre menti era ancora profondamente prigioniere. Per molti lo sono ancora , purtroppo. Mi rispose nella sua lingua che non capivo e mi sorrise di nuovo mentre raggiungeva i suoi compagni. Rimettendo la mela al suo posto sentii lo sguardo inquisitore della Noemi. Il mio invece seguiva ancora quel ragazzone di vent’anni di cui non conoscevo il nome e che era venuto chissà da quale villaggio sperduto a rischiare la propria vita per liberare il nostro. Tutto ad un tratto mi ritorno’ in mente Frantz. Il tedeschino con gli occhialini tondi. Anche lui aveva vent’anni. Ed anche lui era venuto qui a rischiare la sua . Ma per che cosa ? Forse non lo avrà mai saputo.
Avevano tutti e due gli occhi , i denti e le labbra dello stesso colore. Uno la pelle bianca e cremosa come il latte. L’altro marrone e dolce come una stecca di fondente. Ma dentro… perfettamente uguali !
Oggi ho la fortuna di avere una bisnipote che ha la pelle dello stesso colore di quella cioccolata che
assaggiai proprio in quei giorni e che ha rappresentato per tutti i giovani della nostra generazione il sapore struggente di una nuova vita. Quando é sulle mie ginocchia ne approfitto per passarle le dita in mezzo a quei morbidi riccioli neri e ……………….chiudo gli occhi !

ANDREA BORSOTTI 12 Novembre 2015

On s’est souvenu d’eux. Qu’ils étaient italiens, puis français; qu’ils ont combattu en France, en Italie aussi.

Sur le monument, en haut, à droite, il y a Antoine Panelli; mort pour la France; un copain d’un autre Antoine, plus chanceux, mon grand-père. Il dirait quoi, le soldat Panelli, né d’une famille de  Capannori en Toscane , pas si loin de Fiesole, notre ville-amie, en voyant cette gerbe venue de son pays, déposée à ses pieds? I l est tombé à Verdun , en 1916… Il y a aussi, Marius Isoardo, tué dans la Marne, le 15 novembre 1914 et puis  Marcel Daussan,  piémontais comme lui… Puisqu’ils ne parlent plus, faisons-le à leur place…

Vous êtes avec nous sur la nôtre ce matin, dans notre souvenir, avec ceux qui sont retournés: les frères Canobio et Jean Peira… Soyez les bienvenus, les italiens!

Lire et faire lire un site comme celui-là; tout de suite après, vous êtes un autre… N’oubliez pas de lire Sylvain Tesson et pourquoi pas faire le questionnaire qu’on lui a demandé. Ce n’est pas du nombrilisme mais de la réflexion…

Quand Primo Levi s’est suicidé en 1987, Mario Rigoni Stern lui a adressé une lettre, à voix basse, pudique. Lisez-la dans POUR PRIMO LEVI ( La fosse aux ours)  ou écoutez-la, sur UTUBE,  lue par le groupe corse A Filetta (Duminicate- lettre à Primo Levi)